venerdì 5 febbraio 2016

Ma dove vai se i soldi non ce li hai?


Il denaro è sempre stato un segno distintivo all’interno della nostra società, diciamo che senza star li a fare mille categorie ne individuiamo due in particolare: le persone ricche e le persone povere.

Cosa significa essere ricco? Cosa significa essere povero? Come si può transitare da uno stato all’altro?
Diciamo che i consigli per diventare ricco non li ho ancora in tasca, alla portata di tutti… li sto sperimentando ancora… quelli, ve li può dare chi è “già arrivato”… però posso parlare di ciò di cui ho esperienza fino ad ora, vedendo come si muove l’uno rispetto all’altro.

Una delle più grandi distinzioni tra ricchi e poveri sono i “pensieri”… il modo di agire ed il modo di percepire le cose, ma soprattutto… il rapporto con il denaro.
Cosa significa questo? Rapporto con il denaro?
Vi è mai capitato di sentire una di queste frasi che seguono?
“I soldi sono lo sterco del Diavolo”, “I soldi dividono le famiglie”, ”Per far soldi bisogna per forza aver fatto qualcosa di losco” e chi più ne ha più ne metta… nella nostra cultura.. soprattutto quella italiota… di credenze di questo tipo ne troviamo a volontà… ma cosa significano? Sono vere? La ricchezza deve per forza essere un segno di compromesso con la propria etica?

 Partiamo dall’inizio… “è impossibile diventare ricchi lavorando onestamente”…
Anche questa è una di quelle belle frasi che i nostri nonni/genitori ci propinarono in qualche frangente della nostra vita… e nasconde un significato non di poco conto!
La concezione che la maggior parte delle persone hanno della ricchezza è che… bisogna lavorare per accumulare soldi… e per lavorare si intende… spendere il proprio tempo in un’attività manuale, retribuita un tot all’ora… otto ore al giorno… fino alla notte dei tempi…

Se una persona vuole diventare ricca… ovvio… deve lavorare di più… o cedere a “compromessi” poco etici per portare a casa più soldi.
Partendo da questi presupposti sicuramente la maggior parte delle “credenze” che abbiamo visto poco sopra, diventerebbero vere.
A questo punto facciamo una premessa… arricchirsi lavorando è pressoché impossibile… lavorando nel modo concepito dalla maggior parte delle persone.

Vi invito a leggere un libro… “Il mio primo milione di dollari” di Paul Rich, (potrei classificarlo come il Kiyosaki nostrano) per molti si rivelerebbe illuminante su un mondo che non si conosce appieno… una persona che vuole diventare ricca deve essere disposta a cambiare il proprio modo di pensare… ma non nel senso cattivo del termine, come molti pensano… semplicemente nel modo “intelligente” del termine…

Trovare un posto fisso, lavorare otto ore al giorno e mettere i tuoi risparmi in banca al 3% annuo… non significa essere una persona onesta… significa ben altro...
Creare il proprio lavoro, strutturarlo in modo che diventi una “rendita” passiva e investire i propri risparmi in sistemi di rendita non inferiori al 20%... non significa essere disonesti…
Ci siamo spesso portati dietro il concetto che ciò che è diverso da noi è “male”… l’ignoranza ci porta ad avere una mentalità di questo tipo… pregiudicare ciò che non consociamo… e nel 99,9% dei casi… giudicarlo in modo sbagliato.

Ora, proviamo per un attimo a vedere le cose in maniera diversa, anche se ciò che ci è sempre stato insegnato non è questo, proviamoci…

Se chi ha “fatto i soldi” fosse soltanto chi ha osato agire in modo diverso dalla massa?
Tutti abbiamo un coltello a casa, vero? Ottimo…
Ora pensa… l’essere possessore di un coltello rende di te un serial Killer?
La risposta è “no”… almeno che tu non stia leggendo questo articolo da dietro le sbarre…
Il coltello lo usiamo per sbucciare la frutta, tagliare le verdure, tagliare il pane, ecc  diciamo… per preparare qualcosa di buono in cucina…
Il coltello diventa uno “strumento” ed amplifica le tue caratteristiche…
Se tu fossi un serial Killer senza coltello, di sicuro non riusciresti a raggiungere il tuo scopo… come se fossi un bravo cuoco senza coltello… avresti difficoltà ad esprimere la tua arte culinaria.

Il coltello non è altro che lo strumento che può amplificare ciò che già sei…

Il denaro ha esattamente la stessa funzione…
Amplifica ciò che già sei…
Se ti piace fare beneficienza… con tanti soldi a tua disposizione… pensa a quanta riusciresti a farne…

Ma se sei una persona avida ed egoista… ovvio… mentre sei povero lo si nota meno… se hai i “big money” ti trasformi in un millisecondo in una persona spregevole e spietata.

Logicamente facciamo una distinzione da chi “ha soldi” a chi “è ricco”… distinzione essenziale…
Se domani mattina vinco il totocalcio… divento possessore di tanti soldi ma non automaticamente ricco… l’essere ricco comprende una parte dell’essere e dei nostri pensieri, come ho già detto.

Ora ci aggiungo una chicca personale… molte persone che sono diventate ricche, di successo, sono persone aperte, intelligenti e comprensive… con grande curiosità e spiccato senso di analisi, esenti da pregiudizio ma rispettose dei pensieri e delle opinioni degli altri… si.. l’esatto contrario della maggior parte di chi i soldi non li ha… ma paventa ipotesi di mancanza di etica da parte delle persone di successo.

Come in tutte le cose… non si fa di tutta l’erba un fascio…
Quello che posso suggerire apertamente è… liberatevi da ogni pregiudizio… e se una persona ha saputo costruirsi una qualche forma di fortuna significa che ha saputo elevare il proprio modo di pensare… pertanto… conoscetela… ed imparate da lei.

"i soldi non fanno la felicità... figuriamoci la povertà"

Vale

giovedì 26 novembre 2015

Chi "sono" veramente?

ESSERE, FARE e AVERE sono i verbi più importanti della nostra vita, ma quel che è ancora più importante è non dimenticarsi mai il loro ordine, perché potrebbe essere disastroso, come lo è per tutte le persone che il loro giusto ordine non lo hanno mai scoperto.

“L’Essere” è chi tu vuoi diventare… te lo chiedi mai? Che tipo di persona desideri essere?
Ma non solo in maniera generica… pensalo nei particolari! Che relazioni vuoi avere? Che persone vuoi frequentare? Che lavoro vuoi avere? Quanti soldi vuoi guadagnare? Come vuoi vederti?
Sono tutte domande forse scontate per alcuni… magari pure “poco significative” per altri… “non ha senso pensare chi vorresti essere se la realtà è diversa” mi son sentito dire una volta… ed è così che la pensano molti.. E tutto questo rispecchia una certa mentalità… anzi… diciamo che rispecchia un “ordine” diverso di quelle tre parole.. cioè, “avere, fare, essere”.

AVERE, FARE, ESSERE.
Come accennavo poco sopra, questo è il filo conduttore della vita di tante persone.. cioè.. in base a ciò che ho nella vita mi comporto di conseguenza (faccio) e pertanto “sono” una determinata persona… cosa significa questo?... significa fare una determinata scelta! Scegliere di dare le redini della nostra vita agli avvenimenti esterni.
Facciamo un esempio… La mia famiglia non è mai stata agiata, in casa sono girati sempre pochi soldi, alcuni mesi c’è stata anche la difficoltà di sbarcare il lunario, crescendo, la mia situazione non è cambiata, essendo una persona con poche possibilità ho sempre fatto un lavoro “umile” perché sono nato in questo contesto e non posso farci niente.
Questo potrebbe essere il “classico” pensiero di una persona che sceglie di essere, passatemi il temine, vittima delle circostanze! Scelgo che sia l’esterno che determinerà il mio cammino, io SONO ciò che la vita ha deciso per me.
L’atteggiamento delle persone in questa direzione è quello di prendersela con l’esterno... “la vita è stata cattiva con me”, “ce l’hanno tutti con me”…”cos’ho fatto di male per meritarmi questo” ecc.
Un modo di affrontare le cose che porterà un risultato certo.. la “staticità” il NON cambiamento… e se applicato a tutte le aree della vita… alleluia.

Ora… non sto dicendo… chiudi gli occhi, pensa intensamente a chi vuoi essere… conta fino a dieci e riaprili… uallà… la tua vita è cambiata :D
Volendo puoi provarci… ma non ti garantisco nulla…
Quello che sto dicendo è ben diverso… è un discorso di “possibilità” di “numero di chance”…
Se tu parti con l’idea che, la tua vita, non è una tua responsabilità… che certe cose non potrai mai cambiarle… che ti “accontenti”… che tanto ormai “sei così”… quante possibilità hai che le cose cambino?... e soprattutto.. se la vita che fai non ti appaga a pieno… che destino ti stai scegliendo?... triste direi.

Ma… rivoltiamo ora il ragionamento…

ESSERE, FARE, AVERE.
Partiamo con un presupposto… scegliere di vivere mettendo “ESSERE” davanti al “FARE”… e “AVERE” posizionato alla fine… beh… è difficile… come tutte le cose che danno soddisfazioni nella vita… sono difficili… “imprecare contro le ingiustizie subite dalla vita, seduti sul divano e guardando un film triste” è molto più facile… ma anche qui.. è questione di scelta.
La potenzialità dell’essere umano è data dalla sua capacità di plasmare la propria esistenza a suo piacimento… con la giusta consapevolezza, motivazione e determinazione, chiunque di noi potrebbe diventare qualsiasi cosa desideri. L’ostacolo più grosso è quello di influenzare il mondo che ci circonda con il nostro “essere” piuttosto che lasciarsi influenzare, diventando ciò che le circostanze vogliono.
Noi agiamo prevalentemente in base alle nostre esperienze di vita… in base a ciò che conosciamo; per cui, se siamo sempre stati “timidi”… quando ti chiederanno di descriverti.. una prima caratteristica che ti verrà in mente sarà quella.. e dirai..”beh… sono una persona timida”… facendo ciò però, non fai altro che andare a rinforzare una tua identità… tutto ciò che andiamo a legare al “SONO”… io sono timido, io sono stanco, io sono povero, io sono sfortunato… ma anche.. io sono solare, io sono intelligente, io sono in gamba, io sono bello, ecc… tutto quello che andiamo a dire.. o addirittura pensiamo… entra nel nostro meccanismo di identità… e se conoscete i sei bisogni fondamentali dell’essere umano, saprete che uno è quello di “sicurezza”…
Questo significa che… per soddisfare appieno questo bisogno il nostro inconscio ha la necessità di “controllo” sulla nostra vita… e se sono convinto di una cosa… anche se negativa, il mio inconscio farà di tutto per realizzarla e soddisfare questo bisogno.
Pertanto… se credo di essere uno sfigato… il mio inconscio farà di tutto per confermarmelo… mi farà comportare di conseguenza e farà in modo che la mia vita vada in quella direzione… facendomi arrivare al punto di dire la fatidica frase..”ecco.. lo sapevo.. sono uno sfigato”… conferma di identità.. sicurezza… appagamento di un bisogno fondamentale…
Questo è un loop che di certo non ci piace… ma se non lo si conosce, lo vivi per tutta la tua vita… in tutte le aree della tua vita. Pensaci bene!
Altro Esempio… Hai mai pensato perché spessissimo una persona che vince la lotteria o la schedina… si ritrova con un sacco di soldi, e se vai a trovarla dopo un paio di anni, la ritrovi con un sacco di debiti?
Perché quella persona non è “diventata” ricca… quella persona è “povera” ma con tanti soldi… il suo ESSERE rimane lo stesso… non è il fatto di AVERE che gli ha fatto fare l’evoluzione; e di conseguenza il tuo inconscio lo fa tornare in breve tempo nella sua zona di sicurezza dilapidando la vincita.
Contrariamente, una persona “ricca”… è quella persona che se anche gli togli tutti i soldi e gli averi, nel giro di qualche anno riesce a riconquistarli… ricostruire il suo patrimonio… grazie al suo modo di pensare e alle sue azioni… Quella è la sua identità.

Chi vuoi essere?
Il percorso non è facile… ma è “influenzabile”… noi non diventiamo in automatico chi scegliamo di essere… le influenze esterne ci plasmano… le amicizie… i luoghi che frequentiamo.. i contesti… i programmi TV… le letture… tutto influisce in ciò che diventeremo…
Ma se siamo consapevoli di questo… non possiamo scegliere “come” farci influenzare”?
Assolutamente si…
Esempio… voglio essere una persona di successo…
Frequento il bar Sport mi guardo telenovele e talk show… i miei amici non hanno obiettivi nella vita, si ubriacano ogni settimana e pensano solo a come divertirsi.
Ho estremizzato un po’… ma certo non sarò aiutato a diventare chi voglio in un contesto simile…

La vita è nostra… il conto lo paghiamo personalmente… chi scegliamo di essere è una nostra responsabilità…
Cerchiamo di farla con la piena consapevolezza.
E nonostante la vita non ci dia quello che vogliamo… beh… possiamo sempre scegliere di andarcelo a prendere… non sarà facile… ci saranno mille ostacoli.. esterni ed interni…

Tutto cercherà di tenerci “statici” dove siamo… e li.. in quel momento sarà il caso di scegliere chi vogliamo “ESSERE”.

Vale

sabato 26 settembre 2015

La mappa non è il territorio

No no, non è una disquisizione geografica o un articolo sulla viabilità del nostro amato BelPaese…
Scherzi a parte, per chi mastica qualcosina di PNL (Programmazione Neuro Linguistica) “La mappa non è il territorio” saprà essere uno dei presupposti della comunicazione e per certi versi, lo ritengo quello più significativo… soprattutto quando si tratta di rapportarsi con le altre persone, che sia un nostro genitore, il nostro medico di fiducia, un vecchio compagno di scuola, un collega o il nostro partner.
Chi sta leggendo questo scritto, presumibilmente vive in una società che ha delle regole prestabilite: regole di vita, regole morali, regole comportamentali; e a queste si aggiunge il fatto che siamo cresciuti in un contesto sociale (famiglia, amici; ambienti) che ci ha sempre circondato, per noi questo è il "mondo".. qualsiasi modo di interpretare la realtà che siamo stati abituati a vedere fin da piccoli è per noi verità assoluta.
Molte persone crescono e vivono la propria esistenza credendo che la propria visione della realtà sia l’unica... ossia, rapportandosi con le situazioni che gli succedono nella vita piuttosto che con le persone che incontrano ponendo le "loro" esperienze e le loro regole come la base su cui costruire tutto. Ed è qui che nascono i più grandi problemi e le più svariate incomprensioni.
Quando, nelle relazioni con le persone che ci circondano, ci comportiamo in questo modo, cosa stiamo facendo? Stiamo commettendo un errore abbastanza grossolano; diamo per scontato che l'altra persona abbia il nostro stesso modo di interpretare le cose e di conseguenza ad un comportamento piuttosto che ad un'azione che questa intraprende gli appiccichiamo un determinato significato... il nostro!
Riporto un esempio un po’ "estremo" così da evidenziare il significato del concetto che sto spiegando
La morte.  Secondo i nostri usi e costumi la "perdita" di una persona cara è sempre un momento triste e doloroso... se assistiamo ad un funerale è la normalità trovarci di fronte persone tristi, in lacrime, sconfortate e sofferenti.  Se al contrario dovesse esserci qualcuno che si comporta in modo diverso, anzi, sorridente ed entusiasta di quel momento, non sarebbe strano farsi delle domande... anzi... giudicarlo insensibile o menefreghista nei confronti del dolore delle persone che sono li, piuttosto che indifferente nei confronti del defunto.
Ora facciamo un salto in un'altra parte del mondo... A Bali.
Un funerale, da quelle parti, ha un aspetto completamente diverso. L'usanza vuole che la dipartita di un caro debba essere un momento di festa e divertimento... si deve gioire per il fatto che la persona morta è rinata in una vita migliore; tanto che se vi imbattete in un festoso corteo funebre sarete pure invitati a partecipare ai festeggiamenti.  Diversamente da noi, una persona disperata o in lacrime verrebbe giudicata egoista e per nulla interessata al bene del defunto ma piuttosto concentrata su se stessa e al fatto che non potrà più rivederlo.
Ora, è facilmente comprensibile come se nel primo caso dovessimo attribuire il significato del secondo, o viceversa, ne uscirebbe un disastro di incomprensioni e pregiudizi.
Questo è un esempio che mette a confronto due culture diverse, ma che ben si può applicare anche in situazioni quotidiane dove a scontrarsi sono le nostre regole più intime.
Da quando sono nato mi hanno sempre insegnato che un buon amico è quello che ti sta sempre vicino, con il quale ci si sente ogni giorno... che ti da la priorità rispetto a tutto il resto.
Al tuo "amico" invece è andata in modo diverso, per lui il valore dell'amicizia significa sentirsi più di rado... magari incontrarsi soltanto una volta al mese, ma quella volta che succede, avere la fiducia di sviscerare anche le cose più intime.
Ecco che abbiamo due modelli di amicizia diversi!  ...gestiti da regole di vita diverse.
Se queste due persone dovessero cominciare a valutare un amico con le proprie "regole", potrebbero essere due persone splendide ma incapaci di stringere una qualsiasi relazione di amicizia.
Pertanto la Mappa non è il territorio, ossia... gli avvenimenti che viviamo o i comportamenti che riscontriamo nel rapportarci con gli altri non sempre corrispondono al significato che ci appiccichiamo noi... anzi.. quasi mai.
Il segreto per migliorare la propria qualità di vita e di relazioni è proprio questo... astenersi il più possibile dal giudizio e dar abbondante spazio alla comprensione.
Si sentono spesso notizie del tipo: “uccide la moglie e si suicida”; e per assurdo anche un avvenimento di questo tipo può essere compreso!  Non dico che debba essere giustificato... assolutamente... ma compreso si.
Provate ad immaginare che vi immergano la testa sott'acqua... cercherete sicuramente di liberarvi! ...ma ad un certo punto, quando vi mancherà l'aria, scatterà l'istinto di sopravvivenza (si attiva il cervello rettile) e farete di tutto pur di liberarvi, anche uccidere chi vi sta tenendo sott'acqua... potrebbe essere il vostro migliore amico ma l'istinto di sopravvivenza ha la priorità di farvi respirare.
Un rapporto di coppia spesso è uno strumento con il quale andiamo a soddisfare la maggior parte dei nostri bisogni fondamentali, di sicuro quello di “amore/unione”, quello di importanza e soprattutto quello di sicurezza.
Ora, immaginate che il partner ad un tratto, insoddisfatto per la relazione, decide di troncarla; quali possono essere le conseguenze?
Le conseguenze sono che la persona “lasciata” si sentirà mancare la terra sotto i piedi, gli mancherà letteralmente l'aria nei polmoni... ed anche in questo caso si attiva il cervello rettile...
Tant'è vero che poi, quando la persona torna il sé e si rende conto di ciò che ha fatto, nella maggior parte dei casi si toglie la vita.
Si capisce l'importanza di non giudicare la persona? Spesso e volentieri sono le circostanze che portano le persone a comportarsi in un modo  piuttosto che in un altro... ad essere giudicate dovrebbero essere sempre le azioni e non le persone che le hanno compiute.
Quello che una persona desiderosa di migliorarsi deve cercare di sviluppare il più possibile è la capacità di comprensione e di vedere le cose da più punti di vista; non esiste una verità oggettiva e quando viviamo la vita in quel modo, commettiamo errori continui nella valutazione delle situazioni e di conseguenza nel modo di reagire alle cose.
Crescita significa soprattutto questo... liberarci dalle regole inutili... Le regole dovrebbero essere poche e solo sulle questioni importanti!  Quando prendiamo delle decisioni nella nostra vita, magari in relazione a qualche nostro rapporto, facciamolo sempre in assenza di giudizio.
Esempio: Il mio amico mi assilla ogni giorno perché per lui essere amici significa quello.. essere sempre e costantemente in contatto... Capisco che quella è una sua regola ed un suo limite... lo accetto per quello che è ma scelgo di limitare la "relazione" che si è creata per arginare inutili e ripetute discussioni.
Le soluzioni potrebbero essere anche altre, la cosa importante è sceglierle per il motivo giusto..
Una conclusione del tipo: "mi assilla tutti i giorni, non lo reggo più, è un idiota che non riesce a capirlo" sarebbe superficiale e limitata.

Ricordiamo che nella vita o decidiamo di crescere e vedere le cose da più punti di vista, maturando così la possibilità di scegliere le nostre azioni; oppure ci faremo guidare dalle nostre emozioni, lasciando inconsciamente a loro la responsabilità di scelta.. che potrebbe facilmente significare il vedere la nostra vita trascinata in direzioni che non vorremmo.

Vale

martedì 4 agosto 2015

Network Marketing… la truffa!


La verità, tutta la verità e nient’altro che la verità!
Cos’è il network marketing e perché in molti lo considerano la “bestia nera” da evitare?
Un primo vero e proprio deterrente dal cominciare un’attività di Network è il considerarlo un “lavoro truffa” o una catena di Sant’Antonio.
Episodi di truffe effettivamente ci sono stati, non tanto da parte di Aziende che si muovo a Network ma bensì da chi intelligentemente ne ha sfruttato la facciata appetibile per attirare ignare ed inesperte vittime.
Ma le truffe le si trova ovunque e classificare tutto il NM come tale sarebbe come incappare in un ristorante dove i piatti lasciano a desiderare, alla cassa ti spennano e in base a questa esperienza il giorno dopo andare in giro a dire che il settore della ristorazione non funziona.
Ma quello di cui parliamo ora, non sono quei casi sporadici, bensì il vero e proprio Network Marketing, ossia quella fetta di Aziende che scelgono di distribuire i loro prodotti in un modo diverso dal “tradizionale”.
Di cosa si tratta in poche parole?
Un’Azienda che si immette nel mercato può scegliere due vie per distribuire i suoi prodotti; la prima, la più conosciuta, è la filiera classica.  L’azienda produrrà un determinato prodotto che a sua volta lo consegnerà ad un grossista, passerà poi per le mani di magazzini di stoccaggio; agenti di vendita, rivenditori di vario genere, vendita al dettaglio, per essere così comperato dal cliente finale. Condiamo tutto con una bella dose di pubblicità ed ecco che abbiamo una forma di distribuzione dai costi elevati.
Nel NM il tutto si basa sostanzialmente su due fattori, un prodotto di qualità ed il passa parola dei clienti/collaboratori, abbattendo notevolmente i costi di distribuzione e riversando una bella fetta del ricavato nella “rete vendita”. Ecco perché negli Stati Uniti parliamo di una metodologia di distribuzione che muove il 60% del PIL; no Bagigi per intenderci. Tanto che lo sfruttare questa metodologia distributiva e farla diventare un lavoro, permette di costruirsi una vera e propria rendita passiva nel giro di qualche anno.
Ed allora perché tanti preconcetti nel confronto di questa attività?
Valutiamo un dato di fatto che non lascia tanto tranquilli, nel NM solo il 5% sopravvive, il resto ad un certo punto molla.  Ma perché una selezione così spietata?
Semplice… perché nel NM bisogna vendere, e qui ho detto tutto.
Ora ci inoltriamo un attimo in quei meccanismi che regolano la nostra vita, le nostre emozioni ed il nostro inconscio.
“L’arte” del vendere è spesso vista negativamente dalla maggioranza, perché (soprattutto in Italia) associata al porta a porta o comunque alle esperienze di chi alle prime armi  le prova tutte pur di rifilarti il suo “splendido” prodotto. Insomma.. un lavoro da sfigati!
Dobbiamo però guardare in faccia la realtà; vendere significa sapersi relazionare… sapersi relazionare non è cosa da tutti… anche se spesso la sottovalutiamo, ma veramente poche persone sanno farlo nel modo corretto.  Si entra nel mondo della comunicazione, nella PNL nello sviluppo personale. Saper vendere significa affrontare se stessi e gli altri… saper vendere prima di tutto il nostro stesso valore! 
E la verità è che in pochi sono disposti a farlo… non che sia un percorso “accessibile” a pochi.. anzi.. le potenzialità sono dentro ad ognuno di noi… ma pochi si prendono la responsabilità di crescere e far crescere le proprie relazioni.
La realtà della vendita è questa… la dico molto “terra terra”… se sei uno “sfigato” e non hai la benché minima idea di metterti in discussione; ma fai le tue otto ore di lavoro dove, indipendentemente dal tuo lavoro, hai il tuo stipendio fisso… e poi torni a casa e frequenti TV, computer o al massimo la tua cerchia di soliti “amici”… ti senti ok… sei nella tua “zona di confort”… e ti accontenti della tua mediocrità.
Se ti metti in gioco… esci… decidi di fare un’attività dove devi rapportarti con tante persone… devi saperti “vendere”, devi saperti valorizzare, devi sapere ciò che vuoi, devi saper guidare gli altri… devi saper trasmettere fiducia… devi essere un LEADER per te e per la tua squadra… ma soprattutto… se sviluppi queste caratteristiche fai i “numeroni”… mentre, se pensi di costruire qualcosa, proponendoti ai tuoi amici via facebook… duri quello che l’entusiasmo del momento ti permetterà di durare e poi “CIAO”.
Possiamo dire che il NM mette un valore davanti alle tue abilità… mette un numero… una “rendita”… anzi… possiamo dire che ci da un “VOTO”…
E questo è uno dei principali motivi per cui le persone ne hanno paura… perché temono di vedersi recapitare un bel “zero”…  la maggior parte delle persone è abituata ad “accontentarsi” di ciò che la vita gli dà senza mettersi troppo in gioco… è per questo che c’è tanta infelicità in giro… le persone non sono abituate a lottare per ciò che vogliono… la mediocrità è la cosa più abituale.
Legato molto a questo primo punto c’è anche un altro aspetto che porta molte persone al “fallimento” quando “provano” a fare NM, ed è il fatto che parliamo di un’attività imprenditoriale; ma non un’attività imprenditoriale come le classiche che conosciamo… è un’attività imprenditoriale con investimenti bassissimi,.. tanto bassi… troppo bassi…  un’attività imprenditoriale alla portata di tutti… purtroppo però tra i “tutti”… la maggior parte non sono imprenditori… e questo è un grosso neo.
Spesso in questo tipo di attività approdano persone che sono solamente in cerca di fortuna… senza volersi mettere veramente in gioco… persone che “ci provano”… e partono da una mentalità da dipendente.  Credetemi, questo è un grossissimo ostacolo! Chi conosce il buon vecchio Kiyosaki ne sa qualcosa; parliamo di persone che crescono con un modello di vita basata sulla sicurezza del posto fisso e sul concetto di dipendenza; abituate che qualcun altro ti dice quanto devi lavorare, quando devi lavorare e cosa devi fare… persone che dovranno fare grandi cambiamenti se vogliono veramente far funzionare una loro “azienda”… e quello che il NM fa è proprio di metterti in mano un’azienda.
Possiamo far l’esempio dell’uccellino in gabbia. Tutti siamo convinti che vivere in libertà sia la cosa più naturale e bella anche per quel povero uccellino… ma se, dopo che ha trascorso tutta la sua vita in una gabbia, lo liberi, quell’uccellino non arriva vivo a sera. Perché?... perché la libertà fa schifo ed è meglio vivere in gabbia?... No.. piuttosto perché non ne è abituato.
Questo significa che sia meglio lasciar perdere le attività di NM?
SI…
Se sei una persona “mediocre”… che non ha voglia di affrontare le sfide, mettersi in gioco e migliorarsi giorno dopo giorno… si… lascia perdere.
Ma la vera risposta è NO…
Quest’attività è una delle più belle metafore di vita…
Quello che ti fa sviluppare il NM sono caratteristiche che sarebbe bene comunque ognuno di noi sviluppasse nella propria vita… caratteristiche che ti aiutano ad essere più deciso, più intraprendente, più socievole, più focalizzato, più LEADER.
Per cui, se permettete un consiglio… mettetevi in gioco!
Un ultimo appunto per i neofili di questi argomenti… Se dovete scegliere con che azienda fare quest’attività… ci sono alcune caratteristiche da tenere sott’occhio… no.. non parlo tanto di piani marketing o di prodotti particolari… di aziende valide ce ne sono molte; ma personalmente vi direi di dare un occhio di riguardo a queste due caratteristiche veramente fondamentali per il vostro successo…
1.    La qualità della FORMAZIONE fornita dal “gruppo” al quale vuoi far parte.  Accertati che o l’azienda o comunque la struttura alla quale vuoi aderire fornisca formazione adeguata per la tua crescita… Non parlo di lista nomi e telefonata.. quelle bagianate le sa fare anche il mio cane… Parlo di una qualità di formazione che aiuti a scardinare i tuoi blocchi e le tue credenze limitanti… che ti spinga a crescere come persona ed a diventare un “manager” competente nella gestione di te stesso e degli altri anche sotto l’aspetto emozionale.
2.    Il livello della squadra alla quale vai ad aggiungerti. L’azienda è importante sia solida; ma ancora di più è importante lo sia il team del quale vuoi far parte… persone che sappiano il fatto loro… e che sappiano creare squadra, perseguire risultati ed essere ovviamente in linea con le caratteristiche del buon Leader.
Sono stato prolisso mi sa… e forse anche non troppo chiaro, ma, prendetevi ciò che può tornarvi utile e fate la vostra strada.  E se scegliete di fare Network... fatelo, non provateci... "provarci" è già sinonimo di fallimento... piuttosto prendete la decisione e perseguitela con tutte le vostre risorse e la vostra professionalità.
Come ultima cosa vi consiglio due letture dalle quali partire per la vostra crescita, Network o non network saranno utili per migliorare un po’ la vostra vita.. o almeno.. per sapere in che direzione andare.
Leader di te stesso – Roberto Re (La Bibbia della crescita personale)
Padre Ricco Padre Povero – Robert Kiyosaki (Il confronto tra mentalità da "povero" e mentalità da "ricco")
Valentino

lunedì 25 maggio 2015

“Amore… Senza di te non potrei più vivere!”

Quante volte abbiamo sentito dire questa frase? In tanti bei film.. o anche nella vita reale… magari qualcuno ce l’ha detto…

Fin che si tratta di una frase di circostanza ci può stare… la si può capire… fa atmosfera ed è pure piacevole sentirla.

Poi c’è chi la mette in opera… c’è chi dopo una relazione (lunga o corta che sia) si toglie la vita… perché andare avanti senza la persona amata non ha più senso, ed allora ci si interroga su quanto peso deve essere dato all’amore… se amare sia un rischio o meno… se nel “vero” amore vada riposto il significato della nostra vita o sia meglio avere sempre delle riserve… ve lo siete mai chiesto?

Il concetto non parte da quanto “amore” siamo disposti a dare… parte da quanto amore abbiamo per noi stessi!
Le considerazioni da esprimere relative a questo argomento richiederebbero un libro come minimo… ma mi accontento di sfiorarne giusto un paio.

Prima di sapere ciò che vogliamo dobbiamo conoscere chi siamo noi… questo è un passo indispensabile… altrimenti alla prima “infatuazione” ci lasceremo trasportare dai sentimenti, dalle emozioni, senza nessuna consapevolezza.  Non che le emozioni siano sbagliate… anzi…  sono il “sale” della vita… ma se non sappiamo “gestirle” e usarle con un minimo di consapevolezza si rischia veramente di farsi del male, molto male.

Chi siamo? Cosa vogliamo realizzare nella vita? Quali sono i nostri valori? Quanto siamo in grado di prenderci le nostre responsabilità?  Queste sono solo alcune delle domande a cui dovremmo dare una risposta… domande che spesso manco prendiamo in considerazione… ma che sono fondamentali… lo sono per noi stessi… e tanto più quando vogliamo affiancarci ad un’altra persona nel nostro percorso di vita… direzioni troppo diverse alla lunga fanno emergere difficoltà non trascurabili.

La consapevolezza di noi stessi porta ad evitare un secondo concetto “errato” della coppia… quello espresso nel titolo… l’amore è un insieme di sentimenti ed emozioni impagabili… ma l’amore è anche una scelta.
La cosa più sbagliata che si può fare è diventare “dipendenti” dall’altra persona… Premettiamo una cosa… l’amore è un’interdipendenza… siamo stati fatti in questo modo… ed è uno dei bisogni che abbiamo… quello di unità e/o amore…  però in gioco, anche in questo caso, è “l’equilibrio”… tra l’amore per noi stessi e l’amore per qualcuno “esterno” da noi…

Quando una relazione arriva a termine… (perché a volte succede)…  il dolore è inevitabile… se ci abbiamo investito molto poi… ancora di più… se in quella storia ormai vedevamo il futuro della nostra esistenza… ci sta… si soffre… fino ad un certo punto però… fino al punto in cui ci rendiamo conto che la persona che più merita il nostro amore in questo mondo… siamo noi stessi!  Ed allora... ci amiamo abbastanza?  Anche per questo ci vuole allenamento e consapevolezza… non siamo abituati a volerci bene… non abbastanza… e troppo spesso la nostra “felicità” dipende dalle conferme “esterne”…  già… questa è la via più sicura per l’infelicità…

Dopo una relazione giunta al termine saremo disposti a metterci in gioco nuovamente?  Saremo disposti a dare ancora tutto quello che abbiamo, ad un'altra persona?... o agiremo con riserve per il resto della nostra vita? Perché se la nostra felicità dipenderà unicamente dall'esterno le conseguenze saranno queste ultime.

Domanda: È più profondo l’amore che si prova quando non saremmo più in grado di fare a meno di una persona oppure quello che proviamo quando continuiamo a starci assieme per scelta?..    io credo fermamente che il “bisogno” di avere qualcuno al proprio fianco non sia amore… se fossimo spinti soltanto da quello… ci basterebbe “quasi” chiunque…

Diventa amore quando decidiamo… quando scegliamo…
Quando anche se si è single ad una certa età… si ha il coraggio di aspettare perché ciò che vuoi non è ancora arrivato… Una bella frase che ho letto da qualche parte tempo fa recitava così…”quando sai cosa vuoi, non prendi tutto quello che passa”… 
E per chi è già in una relazione... anche se ci dovesse separare per anni dalla persona che “amiamo”… saremmo in grado di aspettarla… perché sappiamo che vogliamo “lei/lui” … lo abbiamo deciso nel nostro cuore… ed è una scelta!

Ecco… questa è la mia concezione di questo straordinario sentimento… non che.. il più importante… quello che “colora” la nostra vita…
Mi scuso per l’uso assiduo della parola “amore” in questo post… però non mi andava di sostituirla con altri sinonimi…

Vale

mercoledì 18 marzo 2015

Non sottostimate il potere della vostra mente



Viviamo veramente in una società in cui non viene data la giusta importanza alla “forza” che abbiamo dentro di noi… soprattutto nella nostra testa… il nostro cervello è una macchina così potente che se ne conoscessimo solo una piccolissima percentuale, di questa sua forza, potremmo veramente stravolgere la nostra vita e raggiungere tutto ciò che vogliamo!
C’è una statistica assai agghiacciante e che soprattutto dovrebbe farci molto riflettere…
Nella vita di tutti ad un certo punto succede che muore una persona che ci sta a cuore… che ci era vicina… alla quale volevamo bene. E fin qui nulla di strano… se non che questo avvenimento ci lascia un impatto emotivo tale che…
... è statisticamente provato che il 37% delle persone muore circa alla stessa età che aveva la persona “cara” quando è morta, ma l’altro dato più importante è che più del 30% muore della stessa identica causa, inclusi incidenti, incluse malattie di un certo tipo! Quindi… se mio nonno era morto a quell’età di infarto, su tutte le possibilità che abbiamo, salgono di una percentuale pazzesca le possibilità che io morirò più o meno nella stessa età, più o meno delle stesse cose, com’è possibile questa cosa qui? Stiamo parlando di dati statistici assolutamente incontrovertibili.
Quindi se questi dati sono veri, vuol dire che inevitabilmente in qualche modo nella tua testa è scattata una sorta di aspettativa su quello che ti succederà e come ti succederà.
Non sottostimate il potere della vostra mente, e dal punto di vista di salute è una cosa incontestabile, la persona che crede di poter guarire veramente, ma veramente, ed è congruente con se stessa su questo, fa miracoli, lo si legge ogni giorno e conosciamo tutti qualcuno che l’ha fatto.
E’ vero anche l’opposto, la persona che crede di avere il danno, il malanno, fa dei danni esagerati, e anche questo alcuni di voi l’hanno vissuto in prima persona.  Quando vai dal medico e ti “affidi” alla sua diagnosi, stai facendo il danno più grande possibile; affidi la tua salute a qualcun altro, e soprattutto… gli dai il potere. Un’altra statistica tremenda è quella dell’effetto nocebo che i medici “esercitano” inconsapevolmente sui pazienti; se ad un paziente sano viene diagnosticata una qualche malattia, c’è il 40% di possibilità che nei successivi mesi questa malattia si sviluppi veramente. Non sono certo bruscolini questi dati.
Inconsapevolmente a volte ci programmano con dei “bag”,  per esempio le malattie ereditarie… sapete cos’è dimostrato sempre di più su questo tipo di malattie? Quello che viene tramandato non è la malattia ma è lo stile di vita che genera quella malattia; quindi se in famiglia si è sempre mangiata quella determinata cosa che genera sempre quel determinato risultato e tu sei stato cresciuto in quel modo, quella cosa li ti genererà quel risultato non perché è ereditaria la malattia ma perché è ereditario quello stile di vita che lo genera. Quindi cerca di capire cos’è e cerca di capire come mai quella cosa succedeva ed inizia a crearti una vita del tutto differente.

Ricorda…  essere sano o malato… è una nostra scelta.

Vale

mercoledì 28 gennaio 2015

La spesa "inutile"


Viviamo in una società che ci ha abituati ad investire per comprarci una macchina, investire per comprarci una casa... ad ogni cosa diamo un valore e se vogliamo acquistarla siamo disposti a spendere del denaro… ma nessuno mai ci ha insegnato ad investire su noi stessi... quanto siamo disposti a spendere per la nostra crescita?
Viviamo in una società in “crisi”… una crisi derivante da un sistema in cambiamento… e purtroppo composto da persone che il cambiamento desistono dall’accettarlo.
Andiamo a scuola fin da piccoli… e ci viene insegnata la matematica, l’italiano, la storia e l’inglese… geografia, scienze, e chi più ne ha più ne metta…  però mancano forse le materie che più servirebbero… a scuola nessuno ti insegna a “vivere”.
Imparare a comunicare nel modo corretto, imparare a valorizzare le tue capacità… imparare a gestire le tue finanze o a creare la tua rendita… imparare a gestire le tue emozioni... no… questo non te lo insegna nessuno… viviamo in un paese dove l’istruzione rispecchia sempre gli stessi canoni… da decenni… e ormai comincia a risultare obsoleta e di scarsa utilità (ovviamente qui si sta un po’ generalizzando, il tutto meriterebbe un analisi più profonda e
dettagliata; ma ai fini del messaggio da far arrivare si può considerare funzionale).
E allora cosa ci serve per imparare a “vivere” meglio?
Serve andare ancora a scuola… investire su noi stessi… sul mettere a fuoco in maniera chiara i nostri obbiettivi… sul nostro modo di rapportarci con il mondo…  sul saper gestire rapporti, finanze, situazioni, sventure ed emozioni.
Uno dei problemi fondamentali del mondo d’oggi è che manca la cultura dell’investire su se stessi… Siamo abituati che se spendiamo dei soldi lo facciamo per avere qualcosa tra le mani… un auto, una casa, un televisore o qualsiasi altra cosa… o per un servizio… un abbonamento televisivo,  un piano telefonico, un corso in palestra…  Ma un valore alla nostra formazione non riusciamo a darlo… o forse sarebbe tanto basso da non competere con una ricarica telefonica.
Forse a volte non ci crediamo… non crediamo si possa avere di più dalla vita… non crediamo che un “corso” o una “conferenza” possano cambiare qualcosa… ed allora non prendiamo manco in considerazione l’idea di investirci qualcosa…
In questo caso varrebbe la pena fare un passettino in avanti e informarsi… magari da persone che percorsi di questo tipo li hanno già fatti…
Magari potremmo chiederci… cosa potrebbe cambiare nella mia vita se lo facessi?... tra sei mesi, tra un anno o forse tra due…  ?  Quando varrebbe la pena investirci?   Quanto mi costa “rimanere” dove sono?
Potrei darvi tutte le risposte ora, qui… ma non avrebbero valore… almeno non quanto quelle che voi stessi potreste trovare…
Il valore della nostra “crescita” è inestimabile… a volte non ci si rende conto quanto siamo “bloccati” da credenze limitanti o semplicemente del fatto che abbiamo dentro di noi forza ed energia di cui ignoriamo l’esistenza.

No, non pubblicizzo corsi particolari… anche se ne avrei qualcuno da consigliarvi… ma pubblicizzo la “crescita”… ed  il non aver timore di “investire” qualche soldo su noi stessi… valiamo molto di più di un’auto o della  stessa casa dentro cui viviamo.
Investire sulla nostra crescita non è una spesa inutile.

Vale